Quanto vale la vita di un bambino, Barack?

Sono sconvolto. Negli Stati Uniti del riconfermato Presidente  – e Nobel per la Pace – Barack Obama, ieri, in una scuola elementare di un paesino del Connecticut a 130 km da New York, un ragazzo di circa vent’anni ha fatto una strage di bambini. Ne ha uccisi venti. Più altri sei tra docenti, preside e psicologo. Tra le vittime anche i propri genitori. In attesa di conoscere i motivi di questa ennesima follia americana, non essendo la prima volta che si verificano questi massacri dolorosi e inspiegabili, la domanda, retorica e universale allo stesso tempo già formulata miliardi di volte, è: quanti altri bambini e in generale quante altre persone innocenti devono morire inutilmente nel Paese più potente del mondo che pensa di poter “esportare la democrazia” laddove manchi? E’ democratico un Paese dove sono reiterati questi inumani atti terroristici? E’ degno di autorevolezza un Paese in cui tutto il Congresso e la stessa Casa Bianca, praticamente da sempre, a prescindere dal nome del suo inquilino, sono sotto il ricatto delle lobby delle armi? E’ civile una Nazione in cui è più facile, per chiunque, comprare un fucile che una canna da pesca? Quanto vale, negli Usa, la vita di un bambino? Barack, sai dircelo, quanto vale? Vale zero, oggi? O ha il prezzo di una pallottola? La vita di un bambino deve avere un valore inestimabile. I nostri Paesi, da tempo, non sono a misura di bambini. Se sapessimo guardare la realtà con il loro sguardo, con la loro ingenuità e la loro freschezza, con la loro semplicità ed innocenza, saremmo molto meno patetici, ridicoli, bastardi. E faremmo tutto il possibile, e anche l’impossibile, per evitare queste tragedie che non appartengono solo alla comunità americana, ma a tutti quelli che nel mondo sognano un mondo migliore. Oggi il dream americano ha lasciato spazio al peggior incubo che, però, si sta vivendo ad occhi aperti. Occhi tristi e gonfi di lacrime di dolore.

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